I continui crolli in dolomiti
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E’ autunno e cammini tranquillo lungo uno dei tanti sentieri che costeggiano le grandiose pareti delle Dolomiti finchè il silenzio viene spezzato da un rumore continuo e sordo. Si alza in lontananza una nube marrone chiaro che copre tutta la valle. E’ stata una frana, un altro crollo. Il resto del giorno si udiranno rumori di sassi che continuano a cadere lungo gl irti canali.
E’ successo ancora qualche giorno fa, il 16 Novembre 2013 alle ore 15:20, sul Civetta precisamente sullo zoccolo e lo spigolo NO della Cima Su Alto.
Non è una novità, si contano almeno 10 crolli importanti in Dolomiti dal 2004, la lista è lunga ed è destinata ad allungarsi.
In geologia è più che normale che le montagne si trasformino, nulla è li dove lo vediamo da sempre e nemmeno rimarrà per sempre. Montagne come le Dolomiti sono sempre state oggetto di crolli, la loro forma stessa è il risultato dell’erosione nei secoli, le parti di roccia più friabili sono state erose velocemente ma anche le irte pareti di Dolomia, non resisteranno per sempre. L’acqua, il ghiaccio sono i principali elementi che eroderanno pian piano le Dolomiti.
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Quindi perchè fanno cosi notizia questi crolli?
Gli episodi secondo le statistiche sono sempre più frequenti, questo sta mettendo a rischio uno dei principali patrimoni dell’umanità in Italia, oltre che incrementare notevolmente il rischio per i milioni di turisti ed escursionisti che frequentano queste montagne.
Ma cosa sta accadendo alle montagne (non solo le Dolomiti)? Chi è il nemico delle nostre vette?
Secondo gli studiosi il cambiamento climatico è il principale fautore dell’erosione accelerata delle nostre montagne. L’enorme quantità di gas serra emessi ogni anno in atmosfera stanno causando un inalzamento delle temperature che in montagna sono più visibili. Questo minaccia l’equilibrio delle alte quote cambiando gli ecosistemi e i geositi, come spiega Michele Comi a LaNuovaEcologia.
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In questa mappa i crolli dal 2004 nelle Dolomiti
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La principale conseguenza dei crolli è la fusione del permafrost che è contenuto fra le rocce e tra i detriti. Inverni troppo miti ed estati prolungate stanno causando lo scioglimento di ghiaccio “fossile” che finora ha mantenuto gli strati di roccia solidi. Un meccanismo di sgelo e rigelo continuo che meccanicamente sta erodendo e deformando le fessure della roccia causando cosi crolli di grandi porzioni di montagne. Secondo gli scienziati questo genere di crolli, anche se geologicamente sempre esistito, negli ultimi anni è in continuo aumento, a causa del riscaldamento globale che è percentualmente applicabile all’uomo.
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I continui crolli stanno cancellando pian piano il nostro patrimonio, oltre che storiche vie alpinistiche, come recentemente proprio sul Civetta.
I ricercatori sono al lavoro con scanner e laser per tracciare una dettagliata mappatura dei crolli e delle zone di probabile crollo. Il risultato della ricerca condotta dal dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova riuscirà ad emanare un bollettino sulla previsione dei crolli, quindi sulle potenziali pareti rischiose da arrampicare.
Non resta che fare attenzione, come si è sempre fatto. Fin dall’antichità si conosceva quanto una torre potesse essere fragile, in effetti nei dialetti alcuni nomi di montagne stanno proprio a significare la qualità della roccia o la possibilità che questa possa franare. In attesa dei risultati delle ricerche, per proteggere le nostre Alpi, non resta che continuare a lottare in modo che vengano rispettate le convenzioni per la riduzione delle emissioni serra, principale causa dell’aumento delle temperature, non dimentichiamoci che anche i nostri gesti personali possono fare la differenza.