Il Calderone era considerato fino all’uscita del nuovo catasto dei ghiacciai italiani l’unico ghiacciaio dell’appennino un sito di particolare importanza.
Quello che emerge dal progetto di ricerca intrapreso dall’Universita’ degli Studi di Milano insieme a Levissima, l’acqua minerale è che del Calderone appunto, situato in Abruzzo, sul versante nord del Gran Sasso d’Italia non si parla più di ghiacciaio ma di glacionevato. Il progetto mira a monitorare lo stato di salute dei ghiacciaio italiani.
Il ghiacciaio del Calderone nel 2010 (Luglio)
Il Calderone nonostante la classificazione a glacionevato resta ugualmente un geosito di alto livello naturalistico oltre che un patrimonio naturalistico dell’ambiente di alta montagna in appennino, testimone dei cambiamenti climatici in atto.
Negli anni ’50, il Calderone fu inserito per la prima volta nel catasto dei ghiacciai con una superficie di 0,06Kmq. Il ghiacciaio presentava segni di movimento, crepacci, seppur di piccole dimensioni, tutte indicazioni per inserirlo nel catasto come “Ghiacciaio”.

Fonte Glacier Archive
Dalle recenti misure effettuate a per il catasto il ghiacciaio oggi ricopre 0,04Kmq oltre essere ridotto di spessore. Il settore inferiore del ghiacciaio è ricoperto da uno spesso strato di detriti. Dal 2000 il ghiacciaio, si è frammentato in due parti distinte entrambe prive di alcun flusso. Per questo ultimo motivo il Calderone entra nel catasto come “Glacionevato” e non ghiacciaio. La parte sotto i detriti detta “black glacier” o ghiacciaio nero è un’altro fenomeno tipico dei ghiacciai in estinzione.