Preparare lo zaino, come già scrissi in questo blog, non è il solo mero momento di prendere ciò che serve per un viaggio, un’avventura, un’ascensione, questa attività ha un suo flusso, fisico e filosofico. Ciò che mettiamo dentro il sacco da montagna, che porteremo sulle nostre spalle per ore, se non giorni, è l’intero nostro bagaglio. Li dentro ci sta tutto ciò che ci serve, che ci rende indipendenti nel nostro vagare.. Quello che scegliamo, di portare con noi, viene dall’esperienza di vita fatta, come nel mio caso, in montagna o in giro per il mondo.
La metafora che si cela dietro il semplice “fare lo zaino” è più profonda. Oltre un essere un modo per viaggiare, a cui tengo molto, andare in giro con lo zaino è non solo una necessità, ma è anche una filosofia di vita.
Lo zaino è uno spazio limitato, li dentro ci deve entrare tutto ciò che serve, escludendo ciò di cui possiamo fare a meno, ciò che magari nel nostro vagare potremo trovare lungo il percorso. Il peso dello zaino, ugualmente, non può essere infinito, nessuno potrebbe mai portare più peso di quello che è in grado di trasportare, la pena sarebbe non riuscire a concludere il viaggio per la fatica.
Preparare lo zaino è un flusso. Nella nostra mente passano visualmente tutte le cose che ci servono e vengono escluse quelle che di cui si può fare a meno, un’esercizio mentale che dovremo estendere alla nostra esistenza.
Caricare uno zaino oltremodo può causare solo problemi, il troppo per il peso e il volume non ci permetterà di compiere il nostro viaggio, con serenità e con un dosato uso di energie.
Nel diario di Chris McCandless, noto con il nome di Alex Supertramp si può leggere questa frase: “Un uomo dovrebbe possedere ciò che riesce a trasportare in uno zaino a passo di corsa”. Ora senza esagerare nella corsa, credo che il bagaglio di un uomo dovrebbe stare in uno zaino che può trasportare ad un normale passo, ciò che rimane fuori da quello zaino è il superfluo, cose di cui possiamo fare a meno.
L’attività di preparare lo zaino così non è altro che un esercizio mentale che rende consci di cosa effettivamente serve per vivere e cosa invece potremo lasciare.
Fuori dallo zaino quindi dovrebbe esserci tutto ciò che non ci appartiene, di cui siamo stati persuasi a far diventare nostro, cose effimere, inutili.
Lo zaino quindi è il nostro spazio, la nostra esperienza, ciò che raccogliamo nei nostri viaggi e nel viaggio più importante che è la nostra esistenza. Senza approfondire nel merito del bagaglio che può essere anche di ricordi, emozioni, sentimenti, relazioni ed aspettative etc. In quel piccolo spazio che possiamo portare con noi, sempre, non possono entrarci cose che sappiamo non ci serviranno. Ci sono oggetti che sicuramente getteremo perché ad un certo punto, a furia di accumulare il nostro zaino diventerà intrasportabile, portandoci all’immobilità, di cui molti di noi soffrono in questi anni difficili.
Giorno dopo giorno senza accorgercene, riempiamo poco per volta, il nostro bagaglio, rendendolo un ostacolo per la progressione del viaggio. Nel momento in cui il peso dello zaino non ci permette più di stare in piedi, di muoverci, ecco quello è il momento di fermarsi, aprirlo e vuotarlo di tutto ciò che è inutile.
Troveremo cose importanti, quelle le terremo, ma molte cose, potranno gettare, in modo da tornare leggeri e riprendere il cammino.
Così ogni volta che preparo uno zaino, penso effettivamente a ciò che mi serve, per l’avventura che mi aspetta, conscio che quel momento ha un suo valore più elevato. Un modo per tenere sempre la mente attenta a non farsi carico di cose di cui si può fare a meno, sia per l’uscita in montagna, sia per la vita.
“Preparare lo zaino è un’arte sottile. Prepararsi alla vita non è poi molto diverso.”
E voi cosa portereste nel vostro zaino?