Al tempo dei Social network, capita di trovarsi in un gruppo di persone che vive la montagna in un modo un po’ “da fighetti”. Pensi sia diventato tutto così il mondo degli arrampicatori finché non incappi in una serata con Thomas Huber.
Thomas è capace di trasmetterti l’amore per la montagna e la voglia di fare per il proprio piacere ma anche per il benessere degli altri come pochi altri alpinisti sanno fare. Ieri sera, al Trento Film Festival ha nuovamente confermato questa sua capacità, raccontando dei suoi progetti e imprese riuscite o meno.
Stiamo parlando di Metanoia, una difficile via di alpinistica sulla parete nord dell’Eiger, salita in solitaria per la prima volta da Jeff Lowe nell’inverno del 1991.
Thomas il suo socio Stephan Siegrist e Roger Schaeli lo scorso dicembre prima del capodanno hanno ripetuto questa spettacolare via.
Quello che affascina di questa storia non è, come può sembrare, una ricerca della performance, della gloria, ma qualcosa di molto più profondo che porta le sue origini almeno 29 anni prima.
Thomas è quel genere di alpinista che non si prende troppo sul serio, anche se all’occorrenza sa quando il momento è importante. Ieri sera l’ha fatto ricordando l’amico Ueli Steck.
Ma seriamente ha preso in considerazione la possibilità di scalare, per una persona che oggi non può più farlo, Jeff Lowe l’apritore di Metanoia.
Un impresa fuori dal comune in solitaria, che nel 1991 ha visto Lowe scalare senza troppi mezzi questa via, un impresa epica se pensiamo anche lo stato d’animo e il difficile periodo di vita che passava in quel momento.
Thomas e Stephan ieri hanno portato al pubblico più di una storia, ma un modo di vivere l’alpinismo non solo per se stessi, alle ricerca del divertimento e dell’impresa, ma anche della condivisione.
Metanoia: Thomas Huber, Stephan Siegrist, Roger Schaeli, 2016