I fondamentali per l’autosoccorso in ambiente invernale: Artva, Pala, Sonda

Siamo alle porte della stagione invernale, parliamo quindi di sicurezza in ambiente innevato.

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Artva-pala-sonda un trittico che bisogna conoscere, saper utilizzare e portare sempre con se in tutte le uscite in ambiente invernale fuori pista, con gli sci, la tavola o le ciaspole. Questi sono gli strumenti indispensabili di auto-soccorso in caso di incidenti provocati da valanga.
Sappiamo che il primo modo per muoversi in sicurezza è quello preventivo, valutare bene l’itinerario, consultare i bollettini emessi dai centri nivometeorologici, conoscere l’ambiente invernale e i suoi pericoli. Chiaramente il rischio non è annullabile, quindi occorre prepararsi al meglio, con la giusta strumentazione per intervenire in caso di incidente limitando il più possibile le situazioni più gravi.
In caso di incidente vengono in aiuto artva-pala-sonda, strumenti che se utilizzati tempestivamente e nel modo corretto possono salvare la vita dei travolti da valanga. Si tratta di un sistema di auto-soccorso, quindi ad opera di chi, per sua fortuna, non travolto, può aiutare il sepolto da valanga, ricercandolo ed estraendolo dalla massa nevosa.
La mancanza di uno o più dei tre strumenti rende vano, più difficile e lento l’autosoccorso, aumentando le probabilità che per i travolti l’incidente si evolva in mortale.
In situazione di pericolo, infatti, è fondamentale muoversi in fretta e con apparecchi che funzionano a dovere. La possibilità di sopravvivenza di un travolto da valanga segue in genere una curva che decresce molto rapidamente fino ad un vero e proprio crollo dopo 15 minuti dall’incidente. Questo vuol dire che il primo intervento non può attendere l’arrivo dei soccorritori, deve essere effettuato immediatamente dai compagni di escursioni non travolti.
Cosa accade a un travolto da valanga?
Il primo problema cui va incontro un travolto da valanga è durante il movimento della massa nevosa stessa. Il travolto può, durante la caduta, colpire sassi o rimanere letteralmente schiacciato da pesanti lastre di neve compatta. Inoltre, il malcapitato, cercando di respirare, incamera quantità di neve (polverosa) tali da causare il soffocamento per ostruzione delle vie respiratorie. A valanga ferma, l’escursionista oramai sepolto, si può trovare in differenti posizioni, completamente o parzialmente sepolto. Il suo corpo in una situazione di questo tipo, si trova in uno stato molto critico. Ammettendo che il sepolto sia ancora in grado di respirare l’aria rimasta nelle cavità che si formano nella massa nevosa e che non abbia subito traumi gravi, gioca contro anche il freddo che nel giro di poco tempo, circa mezz’ora, porta la temperatura corporea a livelli critici di ipotermia, causando la morte per assideramento.
Estrarre rapidamente il malcapitato nel giro di pochi minuti, quindi, diventa fondamentale per la sua sopravvivenza. Tipicamente la possibilità di estrarre vivi degli escursionisti travolti è molto alta al di sotto dei quindici minuti dal seppellimento, salvo complicazioni dovute a traumi.

Artva
Il primo strumento che viene in aiuto all’auto-soccorritore è il sistema ARTVA. Si tratta di una ricetrasmittente, digitale o analogica in grado di fornire informazioni sonore e visuali utili all’individuazione del travolto sotto la valanga. Chiaramente il travolto a sua volta deve avere indosso un sistema analogo, acceso, altrimenti non sarà localizzabile.
L’artva va indossato sotto gli indumenti durante le escursioni, in modalità trasmissione. In caso di incidente, lo strumento, continuerà ad emettere un segnale localizzabile dai soccorritori, che lo utilizzeranno invece in modalità ricezione. Ogni apparecchio, quando è necessario, deve essere messo in modalità di “ricezione” da chi non è stato travolto. Da questo momento inizierà a ricevere i segnali degli altri Artva che si trovano in zona, fornendo segnali acustici e visivi, che variano a seconda della distanza di rilevamento e della direzione.
La “portata” dell’Artva varia da modello a modello e rispetto alla posizione del travolto, ma in generale si aggira intorno alla trentina di metri. Esistono metodi di ricerca specifici per facilitare il ritrovamento dei sepolti nel modo più rapido possibile. L’uso dell’artva comporta quindi conoscenze individuali e capacità di coordinamento da parte del capo gita e di tutti i partecipanti. Nessuno è in grado di utilizzare in modo efficace un artva senza uno specifico corso sulle metodologie di soccorso e sui metodi di ricerca. Chi desidera frequentare l’ambiente invernale, oltre dotarsi di un sistema artva-pala-sonda, deve imparare a usarlo e, se non in grado, dovrebbe affidarsi a professionisti quali le guide alpine.

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Sonda
Una volta individuata la posizione del sepolto, la sonda è il secondo strumento utile a individuare con precisione il punto di scavo e la profondità di seppellimento. Al fine di saggiare il terreno, una sonda deve almeno misurare 240cm in modo da poter individuare un sepolto anche molto in profondità. Le sonde sono tipicamente costruite in alluminio, con cordino in acciaio e sono riponibili ripiegate nello zaino.

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La pala
Una volta individuata con precisione posizione e profondità del sepolto, la pala è uno strumento fondamentale. Pensate cosa possa significare scavare con le mani, o una ciaspola, un metro cubo di neve; una pala può aiutare molto l’auto-soccorritore. Più si sa scavare e più sono i soccorritori, più velocemente sarà trovato ed estratto il sepolto. La pala deve essere grande e di metallo, in quanto materiale molto resistente e più idoneo per rompere nevi molto dure.

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Ricordiamoci che gli strumenti artva-pala-sonda non sono efficaci se utilizzati senza cognizione di causa. Saperli utilizzare è possibile seguendo corsi specifici organizzati sempre più spesso dalle guide alpine. Seguire un corso che insegni i pericoli dell’ambiente invernale, la riduzione del rischio e l’autosoccorso è un aspetto molto importante per la propria incolumità e quella degli altri.