Le Alpi sono più a Nord a terminare l’orizzonte, ancora con abbondante neve anche a basse quote, qui invece l’erba cresce rigogliosa e parti ed alberi abbondano di fiori. Chi non pratica la montagna in inverno, non vede l’ora di poter uscire di casa e godere dei primi tepori primaverili e magari farsi uno dei primi giri in bici della stagione. Ma se la voglia è quella di salite e discese, a meno di non recarsi in qualche località marittima come la Liguria, non sono molte le località che offrono itinerari “sali e scendi” a basse quote.
Una tappa per ciclisti “navigati”, molto adatta anche alle famiglie è quella dei Colli Euganei e l’omonimo Parco Regionale. I colli appaiono da Padova come una serie di piccole montagnole boscate nettamente separati dalle vicine Prealpi, dai pendii morbidi che si adattano perfettamente agli amanti del ciclismo.
Gli itinerari che possono offrire le centinaia di stradine che attraversano da Ovest ad Est o da Nord a Sud sono tutti dei sali e scendi ideali per chi vuole iniziare l’allenamento di stagione per poi affrontare le cime.
Chi non vuole far così tanta fatica godendo comunque della natura e della storia dei colli non necessariamente deve intraprendere itinerari così complessi. Infatti i colli Euganei sono percorribili in bici lungo un anello di 63Km (circa 70Km se si vuole partire dalla stazione di Padova) quasi interamente protetto, salvo qualche stradina tra paesi e sterrato.
Ne abbiamo provato una parte, sul versante Nord dei colli tra Abano Terme, Vo’ e Rovolon.
Percorrendo la ciclo via da Abano Terme, si incontra quasi subito il Biotopo di San Daniele, detto anche Lago Verde, una delle rare zone umide dei Colli Euganei. La zona è il risultato della rinaturalizzazione di quelle che erano un tempo delle cave di argilla. Se ci si ferma un po di tempo si possono visitare i bacini abbandonati da più tempo dove non è raro osservare alcune specie arboree tipiche della foresta alluvionale quali il salice rosso, l’ontano nero, la frangola. Emergenza naturalistica dell’area è un fiore di colore giallo, un asteracea chiamata dai locali “forbicina nera”.
Proseguendo verso l’Abbazia di Praglia, uno dei luoghi di spiritualità più importanti dell’area dei colli, si scorge la storia geologica di queste colline. Come erroneamente si può pensare i colli non sono formati completamente da calcare come la zona prealpina adiacente. Meglio, non sono esattamente affiorati durante l’orogenesi alpina come i vicini Monti Berici e le Prealpi. I colli offrono una varietà geologica importante, in quanto si sono formati durante due diversi cicli eruttivi. La prima sottomarina ha spinto verso l’alto il fondo di sedimenti argillosi e calcarei dell’antico mare, senza attività eruttiva. La seconda attività eruttiva (30 milioni di anni fa) è terminata con la fuoriuscita di piloni basaltici ancora visibili oggi in molti punti elevati dei colli come il Monte Cinto, il Monte Brusà. In molti punti del nostro percorso sarà facile osservare delle falesie, si tratta di antiche cave di calcare (biancone) utilizzato nella costruzione di molti monumenti e edifici storici, tra cui appunto l’Abbazia di Praglia.
La chiesa risale al 1490, oggi è ancora abitata dai monaci benedettini che curano la Biblioteca Monumentale Nazionale contenente più di 100.000 volumi. Nell’abbazia, è presente anche un laboratorio di restauro di libri e codici antichi.
E’ possibile visitare Praglia accompagnati dagli stessi monaci.
A pochi chilometri da Praglia, dopo qualche leggera salita, non bisogna perdere Villa Vescovi, restaurata dal FAI, oggi visitabile. Una delle più affascinanti ville d’epoca rinascimentale del territorio padovano. Le vestigia esterne che vediamo oggi sono frutto dei lavori voluti dal Cardinale Francesco Pisani per rendere la residenza di campagna, già dello storico latino Tito Libio, una casa di villeggiatura, luogo di incontro per intellettuali e letterati.
Nelle belle giornate vale la pena fermarsi a riposare nell’enorme prato di fronte alla villa.
Il percorso prosegue ora verso Sud superando il Monte Cereo e Monte Grande che fanno da sfondo (volendo, se avete gamba o una eBike, potete tagliare con una bella scorciatoia in salita, ma molto panoramica, tra Treponti e Carbonara).
Sembra che Vo’ prenda il nome dal latino vadum ovvero palude. Nel periodo dominato dall’Impero Romano d’Occidente la zona di Vo’ era attraversata da un ramo dell’Adige, oggi abbandonato. Oggi Vo’ oltre tappa della ciclovia è sede del MUVI il museo del Vino dei Colli Euganei. Se percorrete la ciclabile verso Sud in direzione di Este vi accorgerete che i versanti al Sole dei colli sono piantati a vitigno. Nel 2005 il museo nasce non tanto come museo che narra le arti e mestieri, ma per presentare la testimonianza del patrimonio vinicolo del territorio. Il museo racconta la peculiare vocazione viti-vinicola dei colli e la storia del vino. Qui si possono scoprire gli antenati del prosecco, del cabernet e del moscato.
Ed è proprio degustando un buon vino come il Pinello (autoctono dei Colli Euganei) magari dopo una merenda in uno dei molti locali lungo la nostra strada che terminiamo il nostro giro a Nord dei Colli. Il percorso descritto è adatto a tutti, anche famiglie. Ovviamente i più sportivi possono uscire dalla ciclabile e immergersi nei boschi in collina tagliando lungo le numerose stradine ed esplorando più a fondo il parco. I meno allenati possono noleggiare una eBike e poter percorrere l’intero anello facendo meno fatica, specie in salita.
Info: www.collieuganei.it,
http://www.parcocollieuganei.com/
http://www.consorziotermeeuganee.it/
http://www.stradadelvinocollieuganei.it/
http://www.collieuganeidoc.com