#FridayforFuture: Ora dobbiamo fare i compiti

Quando ero ragazzino, più o meno avevo 10 anni, mio padre e mio nonno mi portavano in montagna a vedere i ghiacciai. Una delle tante cose di cui conservo il ricordo è l’espressione di mio padre:

Vedi tutto questo tra vent’anni non ci sarà più” oltre quella di mio nonno: “Una volta io uscivo dal rifugio e mettevo gli sci per salire di qua anche a fine giugno”.

Entrambi parlavano dei ghiacciai che si ritiravano, eravamo a metà degli anni ’80, un periodo di grande fermento riguardo i temi ambientali, la gente in quel periodo sentiva il problema dell’ecologia. Anche i governi creavano nuovi parchi e in Italia nasceva il Ministero dell’Ambiente.

 

Ghiacciaio del Cevedale nel 2001

 

L’ambiente era ai primi posti nella classifica delle preoccupazioni della popolazione, questo accadeva anche nella mia famiglia. Da sempre, sia per necessità economiche, ma anche per il rispetto dell’ambiente e di chi viveva in paesi poveri, la mia famiglia mi ha abituato a risparmiare su qualsiasi cosa come, l’acqua, il riscaldamento. L’acquisto consapevole è sempre stato importante, quello che oggi chiamiamo fast-fashion, ovvero cambiare vestiti continuamente, non era nemmeno pensabile. Idem questo valeva per l’auto, che prima si riparava e poi semmai se vecchia veniva venduta a qualcun altro che faceva poca strada. Gli spostamenti erano per la maggior parte effettuati con i mezzi pubblici, insomma detto ora sembra di raccontare una vita di stenti, invece era normalità.

 

 

 

Poi qualcosa si è interrotto, o meglio, è cambiato il comportamento di una moltitudine di noi, per quanto mi riguarda ancora oggi superati i quarant’anni, sono sempre stato attento agli aspetti del consumo e del riciclo. Il consumo di risorse è aumentato a dismisura, nel Mondo siamo diventati più di 8 miliardi di individui e i prodotti in commercio sono per la maggior parte difficili da riparare, durano, vista la loro complessità tecnologica, meno di quelli di vent’anni fa, insomma il mondo evolvendo viaggia ad una velocità superiore a quella precedente.

 

Thurwieserspitze, ghiacciaio dello Zebrù e della Miniera all’alba, Val Zebrù, Parco dello Stelvio (2011)

 

Per almeno vent’anni non ho più sentito parlare di’“ecologia”. Tra i problemi non era certamente quello principale, superato dal lavoro, le pensioni, l’immigrazione. Molte persone nate prima del 2000 sembra abbiano perso, da parecchio tempo, la consapevolezza che l’umanità, come il resto degli esseri viventi, abita in un ambiente chiuso, finito, quindi con possibilità di crescita limitate alle risorse in esso contenute.

Poche persone in questi ultimi 30 anni, si sono occupate di “fare i compiti” ovvero sensibilizzare il prossimo verso i temi del risparmio energetico e lo sviluppo sostenibile. Anche i governi non hanno più avuto nei loro piani politiche di sostenibilità che potevamo aspettarci nonostante le indicazioni della comunità scientifica. Qualcosa è stato fatto, ma poco rispetto quello che in realtà servirebbe.

 

Un bosco in Val di Fiemme, recentemente colpito dalla tempesta “Vaia”

 

Nato in una famiglia molto attenta ai temi dell’ecologia, tanto da andare a piantare alberi dove questi erano bruciati, oltre vivere molto tempo in montagna ho sempre avuto sotto gli occhi il problema del cambiamento climatico. Ho potuto in così pochi anni, osservare alcuni ghiacciai scomparire per diventare pietraie, laghi asciugarsi e non riformarsi più. Ho già vissuto estati calde senza precipitazioni, inverni che sembrano una via di mezzo tra l’autunno e la primavera, siccità e fenomeni eolici estremi. Man mano che gli anni scorrono, sono sempre più evidenti i fenomeni che i climatologi avevano preventivato anni fa, all’epoca non ci si rendeva conto in modo diretto, oggi invece sono davanti agli occhi di tutti. Gli ultimi 4 anni (2015, 2016, 2017, 2018) sono stati i più caldi registrarti da quando esistono le registrazioni. La CO2 (l’anidride carbonica), uno dei gas serra, è sempre in aumento, nonostante decennali avvertimenti e incontri internazionali per siglare accordi sulla sua diminuzione.

 

Ghiacciaio del Calderone (2009) oggi declassato a glacionivato.

 

Pare che gli unici consapevoli, come forse lo ero diventato a mio modo a 10 anni, sono i ragazzi, quelli della generazione Z (ovvero i nati dopo il 2000), interconnessi, autonomi e soprattutto attenti ai problemi globali. Ed è forse questo che è mancato alle generazioni precedenti, la capacità di utilizzare i mezzi di comunicazione per rendersi conto dei problemi e di cercare di trovare una soluzione. Così nel 2003 nasceva a Stoccolma, Greta Eleonora Thunberg Ernman, oggi attivista per lo sviluppo sostenibile a soli 16 anni, che con i suoi Skolstrejk för klimatet (Sciopero della scuola per il clima) è arrivata da sola a portare, dal venerdì di sciopero davanti al governo svedese, le sue idee e di altre centinaia di migliaia di giovani, fino alle conferenze dei governi (il 4 dicembre 2018 ha parlato alla COP24). Con gli hashtag #Klimatstrejka, #ClimateStrike e #FridaysforFuture ha creato un movimento studentesco internazionale “Friday for future”

In occasione dell’ultima giornata ufficiale di lavori, il 14 dicembre, ha dichiarato dalla tribuna della COP24, parlando ai leader mondiali colà riuniti:

«Voi parlate soltanto di un’eterna crescita economica verde poiché avete troppa paura di essere impopolari. Voi parlate soltanto di proseguire con le stesse cattive idee che ci hanno condotto a questo casino, anche quando l’unica cosa sensata da fare sarebbe tirare il freno d’emergenza. Non siete abbastanza maturi da dire le cose come stanno. Lasciate persino questo fardello a noi bambini. […] La biosfera è sacrificata perché alcuni possano vivere in maniera lussuosa. La sofferenza di molte persone paga il lusso di pochi. Se è impossibile trovare soluzioni all’interno di questo sistema, allora dobbiamo cambiare sistema.»

 

Greta Thundberg

 

Greta rappresenta le generazioni di giovani che subiranno i guai maggiori e irreversibili, causati dall’innalzamento delle temperature medie del globo, tra i venti estremi e aumento del livello marino.
Sono i primi quindi che si faranno sentire negli anni a venire per chiedere al lento e contraddittorio mondo politico ed economico una svolta ecologica e consapevole.

 

Il 15 marzo 2019 l’organizzazione FridayforFuture scenderà in molte piazze, radunando centinaia di migliaia di studenti di tutto il mondo e non solo. Nato come movimento studentesco oggi sempre più persone, adulte, stanno aderendo alle iniziative di FridayforFuture.
La mobilitazione ha raccolto già 270mila giovani in 200 città, e dopo una prima timida accoglienza, è pronta a sbarcare anche in Italia.

Per adesioni e informazioni potete seguire la pagina ufficiale di FridayforFuture Italia – https://www.facebook.com/fridaysforfutureitaly/

Se non facciamo i compiti ora, consegneremo un mondo ai giovani invivibile, mettendo a repentaglio il futuro dell’uomo e della maggior parte delle specie animali.