Poggiare il piede sulla superficie lunare, toccare le sue pietre, assaporare il panico e lo splendore dell’evento, sentire in fondo allo stomaco la separazione dalla terra… queste costituiscono le sensazioni più romantiche che un esploratore possa mai conoscere..
(Vladimin Nabokov)
Tra vent’anni sarete più delusi per le cose che non avrete fatto, che per quelle che avrete fatto. Quindi levate l’ancora, allontanatevi dal porto sicuro, prendete i venti con le vostre vele. Esplorate, sognate, scoprite!
(Mark Twain)
L’uomo è un essere curioso ed è sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo. L’ossessiva e compulsiva ricerca di una risposta è da sempre una caratteristica dell’essere umano: forse è proprio ciò che lo rende particolare rispetto agli altri esseri viventi.
Ci siamo chiesti molte volte perché scaliamo le montagne. Ogni individuo ha una sua particolare risposta, ma se scaviamo nel profondo troviamo diverse le motivazioni consce o meno che ci portano alla scoperta del nuovo correndo tutti i rischi che può portare l’esplorazione dell’ignoto. Quello che ci spinge in alto è la voglia di esplorare, di scoprire nuovi territori e di soddisfare la nostra curiosità grazie al totale coinvolgimento verso la natura. E’ più forte di noi, abbiamo un’attitudine a cercare nuove emozioni, esplorare nuovi territori, quando lo facciamo proviamo un’eccitazione psichica continua e questo ci fa stare bene con noi stessi.
L’esplorazione è veramente l’essenza dello spirito umano.
(Frank Borman)
Quest’attitudine dell’uomo la si trova non solo nelle attività all’aria aperta, ma si sviluppa anche nell’arte e nella scienza.
Il desiderio di scoprire nuovi territori, scoprire nuovi fenomeni naturali, provare sulla propria pelle situazioni considerate al limite ci ha spinto sempre più in alto, oltre i rischi calcolabili.
Il recente eclisse di Luna
50 anni fa, esattamente il 20 luglio 1969 alle ore 22:56 (orario di Washington) un uomo, Neil Armstrong, scendeva l’ultimo gradino della scaletta del modulo Eagle per toccare per la prima volta la superficie di un luogo diverso dalla Terra, la Luna.
Una missione incredibile, che ha richiesto investimenti oltre ogni stima, il lavoro di 400.000 persone, scienziati, tecnici, piloti e gli astronauti. Ci si è sempre chiesti perché rischiare così tanto, perché tutte queste risorse per esplorare un luogo che di per sé è inospitale?
Il 12 settembre del 1962 (5 anni prima) in un discorso alla Rice University, John Fitzgerald Kennedy, spiegò la motivazione di un’impresa che per molti, specie all’epoca era uno spreco di risorse e un rischio inutile.
“Abbiamo scelto di andare sulla Luna in questo decennio e di fare altre cose, non perché sono facili, ma perché sono difficili, perché quell’obiettivo servirà ad organizzare e misurare il meglio delle nostre energie e abilità, perché è una sfida che siamo disposti ad accettare, una sfida che non siamo disposti a rimandare e che abbiamo intenzione di vincere. […] Ciò è in qualche misura un atto di fede e di visione poiché non sappiamo quali vantaggi ci attendano. […] Ma lo spazio è la e noi lo scaleremo […]”
Nel 1969 il tre uomini della missione Apollo 11 raggiungono la Luna e due di essi tramite il modulo Eagle ne raggiungono il suolo coronando il sogno di un’intera generazione come fu la prima ascensione in vetta all’Everest nel 1953. Nel giro di 16 anni dal primo uomo sulla vetta della montagna più alta della Terra, l’uomo raggiungeva un nuovo traguardo ancora più alto, toccare con i propri piedi la superficie di un altro oggetto celeste.
Possiamo definire lo sbarco sulla Luna la dimostrazione di quanto l’uomo sia disposto a fare e rischiare per conoscere qualcosa di nuovo, espandere la propria conoscenza dei territori e scientifica. Non importa quanto possa essere oneroso e pericoloso, la voglia di conoscenza prevede anche degli errori, ma la missione Apollo 11 dimostra che se esiste una forte motivazione di massa e politica, un grande lavoro di team, ogni limite può essere superato, ogni problema risolto.
Speriamo che l’umanità sia altrettanto capace, cinquant’anni dopo, di risolvere i problemi ambientali e contrastare l’aumento antropico delle temperature medie del pianeta. Credo che la prossima sfida non sia scoprire nuovi territori fuori dal nostro pianeta, ma incrementare la propria conoscenza per evitare le conseguenze del cambiamento climatico e l’inquinamento. Al momento la Terra è l’unico luogo nello spazio in cui l’uomo è in grado di vivere. Se avverranno dei cambiamenti troppo rapidi (come le previsioni dei climatologi indicano), non saremo in grado di adattarci e penso sia alquanto fantascientifica, nel breve periodo, la possibilità di colonizzare altri pianeti, quando la Terra non sarà più vivibile.